intestazione

Articolo talenti 2017 Sollazzo

 

sollazzo     Il 6 ottobre, quando tutto era finito, ogni cosa stava per ricominciare. Una volta sceso da quell'aereo la
sensazione che la vita stesse per proseguire su binari differenti era netta. Il treno sempre lo stesso, la
destinazione anche, il tragitto un po' diverso rispetto a quello abbandonato il 14 luglio. Due date, due
capitoli dello stesso libro, uno si chiudeva, l'altro si apriva. Nel mezzo un approfondimento, uno spin-off,
oppure, più semplicemente, una pausa presa dallo scrittore, bisognoso di un periodo di riflessione, caduto
in un sogno da cui ridestarsi non è stato facile e il cui significato continua a scandagliare senza avere l'occasione
di scorgerlo chiaramente per poterlo spiegare agli altri. Raccontarlo è semplice, trasmetterlo no. Forse è meglio
così, non tutto ha bisogno di certezze e verità assolute, sebbene ogni cosa, in qualche modo, accada per un motivo. 

Allora, tanto vale provare ad immergersi all'interno di questo sogno. Occorre, però, andare per ordine. L'Erasmo da Rotterdam, che ha da poco spento 30 candeline, ormai da qualche anno sposa il progetto “Talenti Neodiplomati”, organizzato dalla fondazione CRT, premiando alcuni tra gli alunni più meritevoli dell'istituto con un soggiorno di tre mesi all'estero, in giro per il “vecchio” continente. Quest'anno, i fortunati sono stati otto. Due in Spagna, a Malaga, due in Ungheria, a Budapest, due in Francia, a Lione, e due in Irlanda, a Cork. Le date di partenza erano fissate per la prima metà di luglio. È difficile descrivere la sensazione del vedere il proprio mondo completamente ribaltato in un arco di tempo equivalente a quello impiegato per un battito di ciglia. La settimana prima sui libri per preparare l'orale, la settimana dopo a bordo di un aereo diretto verso luoghi a cui non apparteniamo, lontani dai nostri affetti, dalla nostra comfort zone. Comfort zone, probabilmente il concetto più inflazionato di tutta l'esperienza, a partire dal suo prologo, quando, durante un incontro di presentazione del progetto, tenutosi presso il Museo dell'Automobile, un docente universitario era intevenuto spiegandocene il significato e, soprattutto, invitandoci ad uscirne. Noi, con coraggio e ambizione, lo abbiamo fatto.
Non è stato facile. La distanza da casa, le difficoltà con la lingua, lo sforzo di adattarsi alle abitudini locali, la consapevolezza di essere soli, con sé stessi, le proprie idee e le proprie forze. Poi, però, bastava un attimo, occorreva solamente alzare lo sguardo, aprire gli occhi e osservare attentamente ciò che ci circondava per capire il senso e il fine di quelle 12 settimane. Un monumento, una spiaggia, un'opera d'arte, una vista, un istante, un libro, un piatto tipico, il freddo, il caldo, le persone, con i loro sorrisi, i loro sguardi, le loro parole, la loro presenza. Ognuno di noi ha saputo dare una risposta alla domanda “Perchè?”. C'è chi l'ha trovata nel buio silenzioso del primo mattino, quando le luci sono ancora fievoli e i desideri realizzabili, nell'imponenza dei ponti di Lione, chi l'ha individuata nel fissare il cielo stellato dalla “cima” di una panchina del porto e nel sentirsi dire “Eres la secretaria más chula de Málaga!”. Altri l'hanno intravista nell'incantevole panorama concesso dalle dolci notti budapestiane, quando bastava prendere un tram per raggiungere la felicità, o nel condividere con la persona che si ama l'immagine dei fuochi d'artificio che illuminano il Danubio e il parlamento ungherese. C'è chi l'ha indicata nell'invenzione del Ferragosto irlandese, perchè da quelle parti non esiste, nel colore dell'acqua che bagna le Cliffs of Moher, di un blu talmente blu da sembrare artificiale, nell'impresa di fare il bagno nell'Oceano Atlantico, tutt'altro che tiepido, o nella sensazione di adrenalina provata correndo verso un pullman diretto a Parigi, con il terrore di non riuscire a prenderlo. Infine, c'è chi l'ha scorta nel vedere una bambina sdraiata a pancia in giù nel bel mezzo del centro città, un gomito disteso a terra l'altro alzato a sostenere il peso della testa, gli occhi rivolti in direzione di un ragazzo con una chitarra tra le braccia, intento a cantare I Still Haven't Found What I'm Looking For degli U2. Qualcuno, in quel momento, a differenza di quanto scritto da Bono Vox, aveva sicuramente trovato quel che andava cercando.
La versione italiana di To Kill a Mockingbird, romanzo scritto da Harper Lee, reca come titolo Il Buio Oltre la Siepe, metafora della paura e dell'ignoto generati dal pregiudizio, tema tanto in voga durante la prima metà del Novecento americano e non solo. Noi, nel buio dietro a quella siepe, abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in una grande luce, in grado di illuminare, per 84 giorni, le nostre vite.

Per concludere vorrei ringraziare alcune persone. La professoressa Monica Casetta, che ci ha accompagnato, giorno per giorno, lungo questo percorso di crescita, i ragazzi che, come me, hanno fatto parte di questo cammino meraviglioso e senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare questo piccolo racconto. Eleonora, Adrian, Raluca, Federico, Lucrezia, Andrea e, specialmente, Greta, mia fedele compagna di viaggio. Grazie.

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